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UNA PROPOSTA PER L'UTILIZZO DEL MONASTERO DI S. MARIA DI ORSOLEO

Tra Sant'Arcangelo e Roccanova sorge un monastero i cui primi insediamenti, secondo gli storici, risalgono al 1192 e fanno riferimento ad una chiesa di S. Maria di Orsoleo non distante dal paese di Sant'Arcangelo, identificata nei ruderi (Cappella di S. Michele) posti su un pianoro che sovrasta l'attuale monastero o da altra chiesa custodita da un eremita in una grotta.
Il monastero ebbe origine nel 1474 e fu edificato da Eligio Della Marra, anche per volontà dei suoi antenati; poteva ospitare 24 frati, ma poi fu ingrandito ed abbellito con decorazioni, stucchi ed affreschi commissionati dal nipote Antonio I Carafa Della Marra. Testimonianza sono le numerose iscrizioni, stemmi appartenuti a questa famiglia, nonché le decorazioni datate 1545 eseguite dal maestro Giovanni Todisco di Abriola, che oltre alla chiesa affrescò anche il chiosco. Attraverso aggiunte, miglioramenti per rendere più capiente e confortevole il monastero, si giunse al 1673 anno in I cui il vescovo di San Severo Mons. Orazio Fortunato, originario di Sant'Arcangelo, lo inaugurò in modo solenne (la notizia è tratta da una iscrizione situata a lato dell'altare maggiore).
Il monastero è situato sulla mulattiera che collegava Sant'Arcangelo a Roccanova; era piena di boschi e poco sicura per gli animali e per i briganti che si potevano incontrare, specie di notte, per cui fu edificata quasi a metà strada una torre di avvistamento (Torre Molfese di recente restaurata con annessa una cappella votiva intitolata alla Santa Croce), che serviva per proteggere anche i monaci ed i visitatori diretti al monastero.
La costruzione del monastero è poi circondata da una leggenda riproposta in un quadro, trafugato nell'anno 1969, del pittore Michelangelo Scardaccione.
Il dipinto raffigurava Don Eligio Della Marra che, in località situata sulla sponda destra del fiume Agri (dove fu poi edificato il palazzo del principe) affrontò il drago che infestava la zona; il principe a cavallo di un destriero bianco lo affrontò con una lancia, ma in un momento di sconforto, mentre stava per essere sopraffatto dal mostro, vide apparire la Madonna di Orsoleo che gli infuse coraggio ed egli poté così vincere il drago. Le mascelle e le zanne del "drago" sono ancora appese al lato dell'altare a testimoniare l'accaduto. Il principe per ringraziare la Madonna per l'aiuto ricevuto volle edificare un convento.
Molte altre leggende vengono riportate sulla nascita del monastero che fin dalla sua fondazione è stato sempre dotato di mezzi sufficienti in denaro e in beni per esplicare il suo ruolo; era fornito, oltre che di una biblioteca, di due cisterne situate nei cortili, una farmacia, un trappeto, una cantina, un mulino e un forno; vi era anche una "nevera" in mattoni, dove d'inverno veniva ammassata dall'apertura superiore la neve; durante l'estate veniva prelevato ghiaccio dal basso. Il monastero era dotato di un oliveto, un allevamento di pesci, un orto recintato da mura con un pozzo, oltre che di un fitto bosco dove si trovava selvaggina di qualità.
In un manoscritto del 1593 si legge che il monastero riceveva un legato di 30 ducati per disposizione del principe Luigi Carafa principe di Stigliano, mentre nei capitoli emanati dai feudatari Antonio e Luigi Carafa, all'articolo 42, si legge che i paesi limitrofi, Sant'Arcangelo, Roccanova, Alianello, provvedevano alla contribuzione del vestiario dei frati di Santa Maria di Orsoleo.
Il monastero dal 1600 ha rappresentato attraverso molte vicende sempre un punto di riferimento per i numerosi monaci che vi abitavano e per le attività che svolgevano; infatti la cultura monastica di allora teneva in grande considerazione la coltivazione delle erbe officinali ed il loro impiego previa trasformazione nelle medicine del tempo.
Per l'ospitalità che i monasteri e in particolare quelli francescani erano soliti elargire, era in uso la frase: porta patens esto nulli claudatur honesto (la porta sia sempre aperta, non sia mai chiusa alle persone oneste) e proprio per i viandanti che si avventuravano per quelle terre sull'ingresso di una porta del monastero vi è la scritta Foris non mansit peregrinus; ostium hoc viatori patuit, instauratum 1836 (il pellegrino non rimase mai fuori; questo uscio fu aperto sempre al viandante, restaurato nel 1836).
Il declino di Orsoleo come di tanti altri luoghi pii cominciò nel 1861 quando furono soppressi gli organi monastici e gli ultimi lampi di questo glorioso monastero vengono riferiti al 1898. Da allora Orsoleo rimase vuoto ed abbandonato e la decadenza fu inarrestabile e rovinosa non solo per le opere d'arte contenute ma per gli edifici stessi. Il complesso fu amministrato dalla Cassa Provinciale di Credito Agrario fino al 1927, quando passò al Banco di Napoli che nell'anno 1940 lo vendette a privati.
Da allora Orsoleo fu sede di un collegio che con alterne vicende divulgò la cultura e preparò alla vita affermati professionisti.
Con una legge del 1984 il monastero fu acquistato dalla Regione Basilicata con una corte di 6 ettari che lo circonda; nel 1988 fu iniziato il restauro della chiesa e delle altre costruzioni annesse, attualmente in via di ultimazione.
Per intervento di parlamentari lucani nel 1988 è stato presentato un disegno di legge, riproposto nel settembre 1996, per l'istituzione in Sant'Arcangelo, presso il monastero di Santa Maria di Orsoleo e il Collegio-Scuola di San Brancato, in provincia di Potenza, del Museo Archeologico Nazionale delle Genti Italiche, del Laboratorio di Restauro dei Beni Archeologici, quale sede distaccata meridionale dell'Istituto Centrale del Restauro, e della Scuola Professionale per la Formazione degli Operatori nel Settore del Restauro dei Beni Culturali. È previsto che il Museo, il Laboratorio e la Scuola operino in collaborazione con la Regione Basilicata e, nell'ambito delle rispettive finalità, sulla base di intese tra i competenti organi statali e regionali.
Il Museo dovrebbe provvedere alla raccolta, alla conservazione ed al restauro del patrimonio archeologico rinvenuto nelle Valli dell'Agri e del Sinni; promuovere anche in collaborazione con la Regione Basilicata e gli Enti locali, studi e ricerche sulla storia antica delle Valli dell'Agri e del Sinni e sulla storia delle genti italiche, nonché le connesse iniziative per la promozione culturale dell'area.
La scuola professionale dovrebbe provvedere alla formazione professionale del personale addetto al restauro dei beni archeologici. L'attività della Scuola sarebbe svolta in collegamento, sul piano scientifico e tecnico, con l'Istituto Centrale del Restauro avvalendosi, con apposite convenzioni, dell'opera di Istituti universitari e di altri istituti specializzati. La Scuola, da articolarsi in un corso triennale, provvederebbe all'insegnamento del restauro in particolare di quello relativo ai beni archeologici ed antiche opere d'arte minore. E previsto che il Museo, il Laboratorio e la Scuola si avvalgano, per il proseguimento delle proprie finalità, anche di contributi finanziari di enti e di privati.
Per quanto riguarda, dunque, la riutilizzazione del complesso di Orsoleo, una volta restaurato, l'opinione prevalente è che il vecchio monastero sia destinato a funzioni socioculturali e, più specificamente, a sede di un museo archeologico e a scuola di restauro.
Trattandosi di un monumento pregevole per la struttura architettonica, per le decorazioni e gli edifici restaurati e per le amenità del luogo si auspica che si debba:
- organizzare un centro di restauro dipinti e di beni architettonici e monumentali sotto l'egida della Presidenza del Consiglio e collegata con le università limitrofe;
- organizzare un museo di reperti archeologici nella zona con annesso restauro e valorizzazione delle opere ritrovate;
- organizzare un Centro Studi sulle Erbe Officinali applicate alla cura delle malattie secondo le tradizioni orali della medicina popolare, e studi complementari (effetto insetticida dimostrato in alcune piante ma ancor non studiate a fondo).

Bibliografia

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BRANCO L., Memorie di S. Maria di Orsoleo, BMG Matera, 1993;

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COVIELLO R. ed altri, Disegno di legge del 18-10-1988, riproposto nel settembre 1996;

DE FILIPPO V., Sant'Arcangelo - Linee di storia dal VII al XVIII secolo, Palladio Editore, Salerno 1986;

GIOCOLI A., La storia di Sant'Arcangelo, tip. Feola, S. Maria Capua Vetere;

GIOCOLI G., Notizie storiche di Sant'Arcangelo, Lagonegro 1902;

GONZAGA F., De origine Seraphicae Religionis Franciscanae eiusque progressibus..., Roma 1587;

GUARINI G., Sulle origini di Sant'Arcangelo di Lucania, Roma 1984;

MATTEI-CERASOLI P. L., S. Maria di Orsoleo presso Sant'Arcangelo di Potenza,
in ASCL, 1947;

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MOLFESE A., La Cavallerizza di Sant'Arcangelo. Note e documenti, "Bollettino della biblioteca provinciale di Matera", anno 5,1984;

MOLFESE A., ANCIDEI G., Sant'Arcangelo città di Basilicata: testimonianze storiche da fonti archivistiche, "Bollettino storico della Basilicata", n. 4, Potenza 1988;

MOLFESE G. N., Cenere di civiltà contadina, Ed. Congedo, Galatina 1978;

MOLFESE G. N., Memorie storiche di Basilicata, Isbam, Roma 1980.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1997

Autore: Antonio Molfese

 

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